Dal vecchio al nuovo Euribor, cosa cambierà per i mutui?

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Anche se la Commissione Europea ha concesso due anni di tempo in più per potersi abituare al nuovo Euribor – con i termini ultimi per la sua adozione che passano dal 31 dicembre 2019 al prossimo 31 dicembre 2021 – non è certo troppo presto per cercare di capire che cosa potrebbe avvenire a questo parametro, riferimento per più di 100 miliardi di euro di finanziamenti a tasso variabile.

Ma perché si è scelto di cambiare il meccanismo di calcolo? E che cosa cambierà per chi ha un mutuo a tasso variabile? E per chi dovrà sottoscriverne uno nuovo?

Il vecchio Euribor: un parametro non troppo trasparente

Cominciamo dalle ambizioni del legislatore europeo, che ha deciso di dare seguito alla decisione di modificare il meccanismo di calcolo del parametro al fine di renderlo più trasparente.

Appare chiaro, infatti, come l’attuale sistema di conteggio dell’Euribor si presti a facili critiche di potenziali manipolazioni e, nella migliore delle ipotesi, di scarsa chiarezza: il suo calcolo avviene infatti attraverso la collaborazione volontaria e partecipativa di una ventina di maggiori istituti di credito europei, che indicano il costo medio del denaro per le operazioni interbancarie, ovvero per i trasferimenti di denaro tra una banca all’altra, con scadenze di breve durata.

Il nuovo Euribor vorrebbe invece cercare di arginare questo limite di opacità informativa, andando a legare il parametro alle effettive transazioni e, in caso di dati insufficienti, aprendo anche alla possibilità di attingere da altre fonti.

Cosa cambia per i mutui a tasso variabile

Ma che cosa cambia per i mutui a tasso variabile in essere, e per quelli che andranno ad essere sottoscritti dal 1 gennaio 2022?

Andiamo con ordine. Per quanto attiene i vecchi mutuatari, intendendo per tali tutti coloro che attualmente hanno in portafoglio un finanziamento a tasso variabile, non vi saranno cambiamenti formali per modificare i contratti: un intervento che sarebbe evidentemente molto arduo da ipotizzare, considerati gli interventi da effettuarsi per variare un contratto stipulato con atto notarile, che richiederebbe la necessità di recarsi nuovamente dal pubblico ufficiale (a cambiare è d’altronde solamente il meccanismo di calcolo dell’Euribor, e non il suo esplicito riferimento).

Per i nuovi mutuatari i cambiamenti non dovrebbero essere particolarmente importanti. Sebbene sia lecito immaginare che una parte della platea di coloro che si troveranno nelle condizioni di stipulare nuovi finanziamenti a tasso variabile lo faranno con qualche patema d’animo in più, non potendo disporre – a quel punto – di storicità del meccanismo di calcolo del nuovo parametro, le prime proiezioni che sono state pubblicate ipotizzano che il gap tra il vecchio e il nuovo Euribor sia inferiore a 5 punti base e, pertanto, scarsamente tangibile.

Insomma, molto cambierà, ma gli effetti saranno piuttosto ridotti. Perfino l’accresciuta volatilità del nuovo Euribor, quale principale caratteristica più “temuta” nel nuovo meccanismo di calcolo, dovrebbe infatti essere in buona parte sterilizzata da un processo di compensazione automatica.

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