L’inaspettato esito del referendum dello scorso 23 giugno, che ha decretato la vittoria dei leave all’appuntamento con la Brexit, ha destato non poche preoccupazioni tra gli analisti dei principali comparti dell’economia nazionale e, tra di essi, anche nei confronti dei consulenti e degli operatori immobiliari. Ma quale sarà l’effettivo impatto che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea potrà comportare?
QUADRO GENERALE
In primo luogo, e anche al fine di calmierare i timori (invero, non sempre giustificati), bisogna ammettere che prima di comprendere con esattezza quali saranno le implicazioni di quanto accaduto nel referendum del 23 giugno bisognerà attendere ancora a lungo. Su quanto lunga debba essere l’attesa, vi sono poi diverse stime, che tuttavia oscillano tra almeno 5-6 mesi, e 1-2 anni. Per il momento, l’impatto economico a breve termine è stato sicuramente negativo, considerata l’incertezza che aleggia intorno al processo di negoziazione con l’Unione Europea: un contesto che potrebbe scoraggiare una parte degli investitori dal porre in essere operazioni di investimento immobiliare.
CAMBIAMENTI
Ad ogni modo, non è escluso che proprio la Brexit possa rinvigorire l’appeal del mercato immobiliare extra britannico e, magari, anche di quello italiano. Nell’attesa che venga ratificata l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, infatti, le grandi città dell’Europa continentale stanno cercando di approfittare del ridimensionamento del ruolo di Londra come piazza finanziaria europea per potersi aggiudicare almeno una parte del business finanziario che inevitabilmente si sposterà all’interno dell’UE. In Italia a poter fruire di una simile evoluzione potrebbe essere principalmente Milano (anche grazie al recente successo di Expo e alla realizzazione e riqualificazione di nuovi quartieri), ma non si può certamente escludere che in un tale contesto a beneficiarne possa essere l’intero sistema immobiliare nazionale (residenziale, e non residenziale), ottenendo un nuovo impulso per poter progredire il buon ritmo di crescita delle compravendite (aumentate del 17,3% a/a nel primo trimestre 2016, con punte di oltre il 20% nel residenziale).
MERCATO IMMOBILIARE
Come intuibile, buona parte dello sviluppo dell’immobiliare italiano non potrà che essere legato anche alla presenza del buon impulso del comparto creditizio. Nel corso dell’ultimo mese i tassi Euribor (parametro oramai quasi esclusivo per i mutui a tasso di interesse variabile) sono scesi su livelli ancor più bassi per tutte le principali scadenze, e anche quelli Eurirs (da 10 a 30 anni) hanno determinato una contrazione non rilevante, spingendo – peraltro – un crescente numero di mutuatari a preferire l’indebitamento a tasso fisso rispetto a quello variabile. Un trend che potrebbe proseguire anche nei prossimi mesi, fungendo da ideale sviluppo per la prosecuzione della ripresa immobiliare tricolore.
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