Le ultime statistiche prodotte dall’Osservatorio del mercato immobiliare italiano ci comunicano che nel corso del 2016 le abitazioni censite negli archivi catastali italiani hanno determinato una rendita pari a 16,9 miliardi di euro, lo 0,5% (83 milioni di euro) in più rispetto a quanto non fosse stato rilevato nel corso del precedente 2015. Di tale rendita complessiva, 15,6 miliardi di eruo (il 92% del totale) è riconducibile alle persone fisiche, mentre la restante parte è attribuita alle persone non fisiche (1,3 miliardi di euro) e alle abitazioni censite tra i beni c.d. “comuni” (3 milioni di euro).
Il peso delle proprietà abitative nelle mani delle persone non fisiche si rivela essere proporzionalmente più denso nella categoria A/1 (le abitazioni signorili), con percentuale superiore al 20%, e soprattutto nella categoria A/9 (le abitazioni di maggiore pregio), dove sfiora il 60%. Di rilievo anche il peso per le ville (A/8) e per le abitazioni tipiche dei luoghi (A/11), con la quota di rendita catastale delle unità delle persone non fisiche che supera un quarto del complessivo.
Per quanto concerne la ripartizione dei valori di rendita catastale nelle varie categorie di classe A, come intuibile quella che contribuisce maggiormente è la A/2, con una rendita totale di 7,9 miliardi di euro, in aumento dello 0,7% e con un peso sul valore complessivo di 16,9 miliardi di euro di circa il 46,7%. La seconda categoria maggiormente contribuente al dato complessivo è la A/3, con un valore di 5,3 miliardi di euro, in aumento dello 0,4% e con un peso sul totale pari al 31,3%. Ne consegue che, da sole, le categorie A/2 e A/3 sono in grado di rappresentare il 78% di tutta la rendita complessiva determinata dalla classe A (esclusa A/10). Tra le altre categorie della stessa classe, le più rilevanti sono la A/7, con 2 miliardi di euro di rendita (in aumento dell’1%, per l’11,8% del totale) e la A/4, per 1,2 miliardi di euro (in calo dello 0,4%, per il 7,1% del totale).
In generale, la categoria che compie il più rilevante incremento su base annua è la A/11, con un balzo in avanti del 2,2%, ma su valori estremamente contenuti (1,8 milioni di euro). Decrescono di rendita le categorie A/1 (-1,9% a/a), A/4 (-0,4% a/a), A/8 (-0,4% a/a), A/9 (-0,3% a/a) e soprattutto la A/5 (- 2,6% a/a a 70 milioni di euro) e la A/6 (-3,3% a/a a 43,9 milioni di euro).
Passando ai dati di consistenza media, la rendita catastale “tipo” per unità immobiliare ad uso abitativo nel 2016 è pari a 484 euro, con picchi di 3.729 euro per la categoria A/8 e un minimo di 68 euro per la categoria A/6. Nelle categorie più rappresentate – la A/2 e la A/3 – la rendita catastale è rispettivamente pari a 626 euro e 420 euro.
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